Covid in Kenya: la situazione attuale
Il Covid in Kenya, così come in buona parte dell’Africa, continua a rappresentare una minaccia importante per la salute degli abitanti e per la fragile economia del paese africano.
I numeri!
Quando ci si occupa di Covid in Kenya e più in generale in Africa occorre tenere sempre in mente che i dati sono parziali e, soprattutto, viziati da un sistema sanitario non capillare come quelli occidentali. Considerando, inoltre, che la sanità in Kenya è privata, e che esistono forti ostacoli all’ospedalizzazione di larga parte della popolazione dire effettivamente quanti sono stati i positivi, ma anche i morti, di Covid in Kenya risulta molto complicato è facile pensare che sia un dato parziale.
Ufficialmente, ad oggi i casi totali si attestano a circa 250 000, mentre i decessi registrati sono quasi 5.200.
Le vaccinazioni vanno molto a rilento, a causa della mancanza di dosi disponibili. All’inizio la maggior parte delle dosi arrivava direttamente dall’India, che ha però stoppato le esportazioni a seguito dell’ultima forte ondata che ha colpito il paese asiatico.
Attualmente solo il 6% della popolazione keniana ha ricevuto la seconda dose, e poche decine di migliaia di abitanti in più ne hanno ricevuto soltanto una.
Il processo di vaccinazione sta quindi andando molto a rilento. Nei prossimi giorni il Ministero della Salute metterà in gioco il milione di dosi del vaccino Pfizer donati dagli Stati Uniti. L’intento del Governo è quello di arrivare a 10 milioni di vaccinati completi entro la fine dell’anno, ma a questi ritmi non sembra molto probabile.
Il Covid e i lockdown
Per tutto il 2020 e per buona parte del 2021, il problema principale non è stato il Covid e i sintomi che portava con sé, ma i lockdown che il governo ha attivato in più occasioni.
Lockdown che hanno comportato chiusura delle scuole (e quindi l’impossibilità per migliaia di bambini di studiare e ricevere almeno un pasto caldo giornaliero), ma anche perdita di migliaia di posti di lavoro, impossibilità a lasciare la propria abitazione.
E quindi fame, tensioni sociali e violenze, domestiche e non.
Molte persone che lavoravano a Nairobi all’inizio dell’emergenza sono tornate nei villaggi, gravando sul loro già delicato equilibrio, dove scarseggia il cibo e soprattutto il denaro, che in gran parte arrivava con le rimesse dalla capitale, per acquistarlo. La situazione alimentare risulta così in grave crisi.
Le scuole e i nostri progetti
Le scuole hanno chiuso e riaperto in base alle ondate di contagio per cercare di limitare il diffondersi del virus Covid19. E’ stato, inoltre, a lungo in vigore il coprifuoco. Questo ha reso ancora più difficili gli spostamenti interni, anche quelli necessari e autorizzati, difficili da compiere entro gli orari del coprifuoco.
Per i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze non poter andare a scuola è un danno incredibile, in quanto la scuola rappresenta un rifugio sicuro dove passare la propria giornata, una protezione contro la possibilità di essere impiegati nel lavoro nei campi o a casa, ma anche la garanzia di un pasto caldo ogni giorno.
L’istruzione era ed è l’unico modo per poter garantire un futuro migliore a tutti i bambini e ragazzi. Per questo sono necessarie strutture adeguate, delle giuste dimensioni e costruite con materiali appropriati.
La ditta costruttrice alla quale abbiamo affidato i nostri ultimi progetti ha dovuto interrompere i lavori risultando impossibili gli spostamenti e il reperimento dei materiali. I lavori hanno potuto riprendere solo alla fine del mese di luglio, nella speranza di poterli terminare il più velocemente possibile nel rispetto delle norme di sicurezza vigenti nel paese.